La Parola che conta: Venerdì 27 settembre 2024 (rito ambrosiano)

27 settembre – Venerdì

S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote Memoria

LETTURA Gc 4, 13 – 5, 6

Lettura della lettera di san Giacomo apostolo

E ora a voi, fratelli, che dite: «Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni », mentre non sapete quale sarà domani la vostra vita! Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare. Dovreste dire invece: «Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello». Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo. Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato. E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

SALMO Sal 61 (62)

Tuo è il potere, Signore, e tua è la grazia.

Solo in Dio riposa l’anima mia:

da lui la mia speranza.

Lui solo è mia roccia e mia salvezza,

mia difesa: non potrò vacillare.

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;

il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio. R

Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;

davanti a lui aprite il vostro cuore: nostro rifugio è Dio.

Sì, sono un soffio i figli di Adamo,

una menzogna tutti gli uomini:

tutti insieme, posti sulla bilancia,

sono più lievi di un soffio. R

Non confidate nella violenza,

non illudetevi della rapina;

alla ricchezza, anche se abbonda,

non attaccate il cuore. R

Una parola ha detto Dio,

due ne ho udite:

la forza appartiene a Dio,

tua è la fedeltà, Signore;

secondo le sue opere

tu ripaghi ogni uomo. R

VANGELO Lc 20, 1-8

✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: «Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità». E Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». Allora essi ragionavano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. Se invece diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta». Risposero quindi di non saperlo. E Gesù disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

«Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello»: ecco di nuovo ribadito quale atteggiamento avere nei confronti della vita e nei confronti del Signore. Chi crede non può agire come se non credesse, e questo agire è qualitativamente segnato da un rapporto con il Signore, con il prossimo e con le cose diverso da chiunque altro. Comprendiamo allora l’ammonimento a non omettere mai il bene da fare così come l’appello rivolto ai ricchi di stare molto attenti all’uso dei propri averi perché anche su quello saranno giudicati.

Gesù insegna con un’autorità che le è propria, quella conferitagli dal fatto che è figlio e Dio stesso: tale autorità parla non attraverso le parole soltanto, soprattutto con l’esempio di vita e l’obbedienza al Padre nell’affrontare passione, morte e risurrezione. I capi dei sacerdoti e gli scribi non sono sinceramente interessati a Gesù, semmai temono proprio questa sua autorevolezza perché mette in luce la poca consistenza della propria. E noi, siamo sinceramente interessati a Gesù? Perché e come lo cerchiamo? Cosa gli chiediamo?

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