Omelia nella Domenica di Pasqua (rito ambrosiano) 21/4/19

Omelia nella Domenica di Pasqua (rito ambrosiano)

Chiesa del Buon Pastore – Ospitaletto di Cormano (MI) – 21/4/19

(At 1, 1-8a; Sal 117 (118); 1Cor 15, 3-10a; Mt 20, 11-18)

“Questo è giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci e in esso esultiamo”. Perché rallegrarsi ed esultare in questo giorno? Cosa celebriamo e cosa cambia davvero nella nostra vita? Il brano iniziale degli Atti degli Apostoli ci riporta le stesse parole di Gesù, le parole pronunciate ogni volta che esso appare risorto ai suoi: egli dice di aspettare il dono dello Spirito per esservi battezzati e così partire per la missione. Ecco, allora, noi ci rallegriamo ed esultiamo perché la Chiesa nasce oggi, nasce dalla risurrezione di Gesù e dalla promessa dello Spirito che darà il coraggio, la forza e la perseveranza di portare a tutti questo annuncio di salvezza. Noi ci rallegriamo per quella tomba vuota che ci dice che l’ultima parola non è stata quella della morte, ma della vita.

“Questo è giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci e in esso esultiamo”. Perché rallegrarsi ed esultare in questo giorno? L’Apostolo Paolo ci da un nuovo motivo per rallegrarci ed esultare: proprio a lui, come a un uomo morto, anzi proprio come a un aborto, cioè a un non nato, è apparso Gesù risorto per chiamarlo alla vita nuova. E questa vita nuova ci viene tramandata grazie all’opera della Chiesa, delle comunità cristiane che sentono ancora una volta, sempre, la testimonianza degli Apostoli. Allora noi ci rallegriamo ed esultiamo perché i riti che celebriamo non solo la ripetizione a volte stanca di un “cliché” giù visto, ma la novità della Presenza di Gesù risorto qui ed ora che si dona a noi, in un continuo sacrificio vivente mai disunito dal sacrificio della Pasqua e della croce.

“Questo è giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci e in esso esultiamo”. Perché rallegrarsi ed esultare in questo giorno? Perché sentiamo la testimonianza evangelica di Maria di Magdala e l’opera originale di Gesù risorto che gli appare e si fa riconoscere chiamandola per nome: non in altro modo ella riconosce il Risorto, solo sentendo pronunciare il suo nome dalla voce del Cristo, della voce dell’Amore, dalla voce dell’Amato. Solo così noi possiamo riconoscere che il mistero della Pasqua di Gesù fa parte della nostra vita: se sentiamo la sua voce che ci chiama, come voce gentile. Ma c’è un altro elemento che ci permette di rallegrarci ed esultare in questo giorno: la fretta. Tutti il mattino di Pasqua hanno fretta: Maria di Magdala per portare l’annuncio, Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro per vedere… La fretta, dice il mondo, è “cattiva consigliera”; ma in questo caso non è il mondo che ascoltiamo, è la voce di Dio che spinge con forza ad agire, ad andare, ad annunciare.

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