Omelia nella Domenica nell’Ottava del Natale del Signore (rito ambrosiano) 30/12/18

DOMENICA NELL’OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE

 

Lettura
Lettura del libro dei Proverbi 8, 22-31

La Sapienza grida: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, / prima di ogni sua opera, all’origine. / Dall’eternità sono stata formata, / fin dal principio, dagli inizi della terra. / Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, / quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; / prima che fossero fissate le basi dei monti, / prima delle colline, io fui generata, / quando ancora non aveva fatto la terra e i campi / né le prime zolle del mondo.
Quando egli fissava i cieli, io ero là; / quando tracciava un cerchio sull’abisso, / quando condensava le nubi in alto, / quando fissava le sorgenti dell’abisso, / quando stabiliva al mare i suoi limiti, / così che le acque non ne oltrepassassero i confini, / quando disponeva le fondamenta della terra, / io ero con lui come artefice / ed ero la sua delizia ogni giorno: / giocavo davanti a lui in ogni istante, / giocavo sul globo terrestre, / ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

 

Salmo
Sal 2

       ®   Oggi la luce risplende su di noi.

Voglio annunciare il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.
Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane». ®

E ora siate saggi, o sovrani;
lasciatevi correggere, o giudici della terra;
servite il Signore con timore
e rallegratevi con tremore. ®

«Io stesso ho stabilito il mio sovrano
sul Sion, mia santa montagna».
Beato chi in lui si rifugia. ®

 

Epistola
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 1, 13b. 15-20

Fratelli, il Figlio del suo amore è immagine del Dio invisibile, / primogenito di tutta la creazione, / perché in lui furono create tutte le cose / nei cieli e sulla terra, / quelle visibili e quelle invisibili: / Troni, Dominazioni, / Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create / per mezzo di lui e in vista di lui. / Egli è prima di tutte le cose / e tutte in lui sussistono. / Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. / Egli è principio, / primogenito di quelli che risorgono dai morti, / perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio / che abiti in lui tutta la pienezza / e che per mezzo di lui e in vista di lui / siano riconciliate tutte le cose, / avendo pacificato con il sangue della sua croce / sia le cose che stanno sulla terra, / sia quelle che stanno nei cieli.

 

Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1, 1-14

In principio era il Verbo, / e il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio. / Egli era, in principio, presso Dio: / tutto è stato fatto per mezzo di lui / e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita / e la vita era la luce degli uomini; / la luce splende nelle tenebre / e le tenebre non l’hanno vinta. / Venne un uomo mandato da Dio: / il suo nome era Giovanni. / Egli venne come testimone / per dare testimonianza alla luce, / perché tutti credessero per mezzo di lui. / Non era lui la luce, / ma doveva dare testimonianza alla luce. / Veniva nel mondo la luce vera, / quella che illumina ogni uomo. / Era nel mondo / e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; / eppure il mondo non lo ha riconosciuto. / Venne fra i suoi, / e i suoi non lo hanno accolto. / A quanti però lo hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio: / a quelli che credono nel suo nome, / i quali, non da sangue / né da volere di carne / né da volere di uomo, / ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre, / pieno di grazia e di verità.

 

O Sapienza,che esci dalla bocca dell’Altissimo, ed arrivi ai confini della terra, e tutto disponi con dolcezza: vieni ad insegnarci la via della prudenza”: è la prima delle antifone maggiori dell’avvento del rito romano (dette antifone in “O” perché tutte comincianti con quella lettera dell’alfabeto) ed è il miglior commento al testo dei Proverbi che apre la liturgia della Parola di questa Domenica nell’Ottava di Natale del Signore. Noi attribuiamo il “titolo” di sapienza di Dio a Gesù e il testo sapienziale ce lo conferma, utilizzando un linguaggio che ritroviamo anche nei testo della professione di fede (il credo), laddove parla per esempio del figlio Gesù, generato e non creato; anche l’immagine del “gioco della sapienza” durante l’opera creatrice di Dio sembra cedere a quel quadretto quasi familiare ed affettuoso che vede il Padre al lavoro e il Figlio seguire tale lavoro a suo modo, appunto, come gioco davanti a lui e in mezzo al creato, insieme agli uomini. La sapienza dunque non è quella che cui “propina” il mondo, quella sapienza che assomiglia più a saccenza, a superbia, al mettere i piedi in testa al prossimo… Ci troviamo di fronte alla contemplazione della sapienza divina, uno dei sette doni dello Spirito, che ci permette ancora di più di assomigliare, come figli secondo lo Spirito, a Gesù figlio primogenito, vero uomo e vero Dio.

“Il Figlio del suo amore”: è una bella definizione di Gesù e della sua venuta tra gli uomini, dice la sovrabbondanza del bene del Padre che si manifesta visibilmente nel mondo incapace di guardare a Dio con occhi nuovi, con occhi di fede, con occhi di verità. Proprio il brano della lettera paolina ai Colossesi ci immerge in tutto il mistero della vita di Gesù, ponendolo quasi al nostro livello, facendoci vedere e gustare che la sua opera è opera di riconciliazione, di salvezza, di redenzione e di pace. Dobbiamo sempre tenere presente, nel cuore e nella mente, l’intero mistero di Cristo che abbraccia il cuore del Padre, si rende visibile con il mistero dell’incarnazione e si compie con il mistero del sacrificio della croce e la gloria della risurrezione: solo così potremo intuire e riconoscere che il regno di Dio cresce e si sviluppa, grazie anche a noi, in maniera misteriosa ma continua.

L’inizio del vangelo di Giovanni, con il suo prologo solenne, ci porta nel cuore del mistero di Dio grazie alla testimonianza del discepolo amato che ha potuto gioire e gustare la sapienza di Dio, dandocene una prova splendida, anche se a tratti difficile da comprendere, con le sue opere che ci sono state tramandate. Proprio le prime parole del vangelo di Giovanni ci vengono proposte per considerare come il mistero di Dio, così solenne e così lontano, in realtà è molto più vicino di quanto noi possiamo pensare: ce ne accorgiamo particolarmente quando abbandoniamo le logiche del mondo per abbracciare la logica divina, quella del dono, quella della discesa e dell’umiltà, quella della luce e della ispirazione delle opere giuste, delle opere buone, delle opere di giustizia e di misericordia. Se è vero che può esistere una carità “laica”, è pur vero che la carità cristiana è ispirata proprio dall’accoglienza del mistero della discesa nel mondo del figlio unigenito e della sua opera come uomo tra gli uomini. Il compito di ogni uomo, il compito di ogni cristiano è di continuare ad accogliere questa “luce gentile” che viene a visitarci e suscita in noi il desiderio e la possibilità di essere e diventare, a nostra volta, figli di Dio e da Lui amati come il figlio unigenito: anche così non permetteremo al mondo di spegnere anche l’ultimo barlume di speranza, quella speranza cristiana che trova nell’essere come Gesù il compimento della propria esistenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.