Omelia nell’Ottava del Natale nella circoncisione del Signore (rito ambrosiano) 1/1/19

Circoncisione del Signore – Solennità

OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE

ANNO DEL SIGNORE 2019

 

Lettura
Lettura del libro dei Numeri  6, 22-27

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore / e ti custodisca. / Il Signore faccia risplendere per te il suo volto / e ti faccia grazia. / Il Signore rivolga a te il suo volto / e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

 

Salmo
Sal 66 (67)

   ®   Dio ci benedica con la luce del suo volto.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. ®

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. ®

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
e lo temano tutti i confini della terra. ®

 

Epistola
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2, 5-11

Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: / egli, pur essendo nella condizione di Dio, / non ritenne un privilegio / l’essere come Dio, / ma svuotò se stesso / assumendo una condizione di servo, / diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, / umiliò se stesso / facendosi obbediente fino alla morte / e a una morte di croce. / Per questo Dio lo esaltò / e gli donò il nome / che è al di sopra di ogni nome, / perché nel nome di Gesù / ogni ginocchio si pieghi / nei cieli, sulla terra e sotto terra, / e ogni lingua proclami: / «Gesù Cristo è Signore!», / a gloria di Dio Padre.

 

Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 18-21

In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

 

Il “tenore” di questa liturgia, che abbraccia la fine di un anno e l’inizio di un altro, è racchiuso nella benedizione di Aronne che apre la liturgia della Parola: “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Sembra che lo scorrere del tempo, la chiusura di un anno vecchio e l’apertura di quello nuovo, sia tempo per fare dei bilanci e dei propositi; ma la liturgia, invece, ci chiede di fare altro, o meglio, di avere un’attenzione e uno sguardo diverso.

Anzitutto perché noi viviamo il tempo favorevole, o il tempo della grazia: è il tempo della visita di Dio nel mondo, tempo di rivelazione, tempo di rimettere al centro Lui e la possibilità di vivere il nostro tempo non come nostro, ma affidato a noi stessi per amministrarlo secondo giustizia e verità.

Ma come vivere questo tempo che si chiude? Come vivere questo tempo che si apre? Se per il mondo lo scorrere del tempo diventa un problema, per i credenti questo flusso ininterrotto è la possibilità di camminare insieme al Signore del tempo, sotto il suo sguardo, accompagnati dalla sua benedizione: fin dall’antichità Dio ha voluto esprimere con parole pregnanti la sua benedizione, il suo dire bene all’uomo e alla donna, al suo popolo. Così, per il Signore del tempo, benedire è mostrare il suo volto splendente, accompagnare i passi degli uomini, custodire il cammino, fare grazia e donare pace: solo il cuore di un Dio che è Padre può esprimere così la sua benevolenza, il suo affetto il suo amore. Se noi stiamo così davanti all’Altissimo, rivelato in Gesù, noi non possiamo non ricevere tutto questo! Allora rendiamo grazie per il cammino percorso, con i suoi alti e bassi, e affidiamo a questa compagnia benevolente il cammino che si apre.

Come ha vissuto Gesù il tempo ce lo spiega il brano della lettera paolina ai Filippesi. Il cammino di Gesù, che discende dal cielo per essere uno di noi, è proprio ricomporre quel tempo perduto, quel legame che si era spezzato tra cielo e terra, tra tempo che scorre e tempo favorevole, tempo di grazia. E questa unione del tempo è chiesta anche a noi: guardare a Lui, ai suoi stessi sentimenti, a ciò che ha mosso la sua vita, la sua missione, il suo camminare come uomo tra gli uomini per mostrarsi Dio salvatore della vita. Guardiamo in questa prospettiva la nostra vita, la nostra esistenza, i nostri giorni: quanto di questi sentimenti di Gesù ci sono stati nello scorrere del mio tempo, del tempo che il Signore mi ha affidato? Quanto tempo ho “perso” insieme a Gesù che, umiliando se stesso, si è fatto obbediente fino alla morte di croce? Il brano ci suggerisce di chiamare Gesù con il titolo di “Signore”: davvero Gesù è stato, è e sarà il Signore della mia vita? Possiamo vivere così, proclamando con la vita la signorìa di Gesù, solamente se pratichiamo con convinzione e con fede la virtù dell’umiltà, la stessa umiltà che ha contraddistinto il Nazareno in tutta la sua esistenza e ha guidato i suoi discepoli ad essere testimoni credibili.

Ci può aiutare nel vivere da credenti il tempo che scorre lo stesso atteggiamento dei pastori descritto nel brano del Vangelo: essi glorificano e lodano Dio per tutto quello che hanno visto e udito, proprio come annunciato dall’angelo. Le attese non sono tradite, il messaggero celeste ha indicato la via e ha detto come riconoscere la rivelazione divina in quel tempo e in quel luogo; anche noi, forse, dobbiamo porre più attenzione a quei messaggeri divini che il Signore ci invia e che ci indicano chiaramente dove poterLo trovare: quella parola buona, quel seme di speranza, quella Parola di vita che apre i nostri occhi e sprona i nostri cammini per andare là dove c’è Dio, dal profondo del nostro cuore alle nostre case, dalle nostre chiese all’incontro con quei testimoni di umiltà che ci fanno dire: “Davvero il Signore ha visitato e redento il suo popolo!”. Ma non è finita qui: perché la circoncisione di Gesù è per noi segno della sua appartenenza ad un popolo e ad una fede che egli stesso è venuto a portare a compimento. Chiediamo di avere lo stesso anelito di speranza e la stessa attesa vigilante di Simeone che, vedendo Gesù bambino presentato al tempio, lo riconosce come salvezza di Dio preparata davanti a tutti i popoli e luce per illuminare le genti (e, in quelle genti, siamo compresi anche noi).

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