Il Vangelo della Domenica con Albino Luciani: 17 aprile 2022 – Pasqua

“Il Vangelo della domenica con Albino Luciani”

Domenica 17 aprile 2022: Pasqua di risurrezione (C)

(Atti 10, 34a.37-43; Salmo 117(118); Colossesi 3, 1-4; Giovanni 20, 1-9)

                Siamo giunti alla celebrazione della Pasqua del Signore, cuore e centro dell’anno liturgico e della vita di fede di noi cristiani. Prendo in esame le letture che il lezionario ci propone per la messa del giorno.

                Le parole dell’apostolo Pietro risuonano forti e chiare alle orecchie dei suoi interlocutori: egli parla loro di fatti che sanno, che conoscono e questa volta egli li espone attraverso la prospettiva fondamentale della fede in Cristo Gesù. Non è sufficiente conoscere, sapere, informarsi… occorre dare credito, credere, fidarsi per poter accogliere la Verità che viene rivelata. Così il discepolo diventa testimone diretto di tutto ciò che è accaduto; e tutto ciò che è accaduto è oggetto di annuncio di fede; e la fede dona una comprensione e uno sguardo prospettico nuovo rispetto a tutta la storia di Gesù (dal battesimo predicato da Giovanni fino a dopo la risurrezione di Cristo). Così Pietro, grazie alla forza dello Spirito e alla grazia della testimonianza diretta del Risorto, diventa annunciatore e testimone, insieme agli altri apostoli e discepoli, di Gesù “giudice dei vivi e dei morti” e della certezza che “chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”. Questa tradizione vivente è la garanzia di appartenere a questa fede e di fare parte di questa salvezza.

                Il salmo 117(118) che abbiamo pregato insieme è definito il “salmo pasquale”. Il suo linguaggio contiene, in nuce, la verità rivelata dalla risurrezione di Cristo: la destra del Signore che si alza e fa meraviglie, restare in vita e annunciare le opere del Signore, la pietra scartata divenuta testata d’angolo, l’opera meravigliosa del Signore… sono tutte parole che si riferiscono alla soverchiante esperienza della risurrezione di Gesù.

                I pochi versetti della lettera di Paolo ai Colossesi contiene due tensioni: una rivolta al cielo (“cercate le cose di lassù”), una invece nascosta (“la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”). Quella rivolta al cielo è la tensione alla salvezza, all’orizzonte del compimento della vita e dell’esistenza grazie all’opera della risurrezione di Gesù e del suo ritorno al Padre, “seduto alla destra di Dio”: rivolgere “il pensiero alle cose di lassù” è ricordare il nostro destino, la salvezza eterna. Quella rivolta, invece, al nascondimento è il cammino in questa vita segnata dalla morte, del peccato e dalla solidarietà di Cristo anche a queste nostre esperienza, ma già orientata alla gloria futura della salvezza e della risurrezione.

                Il Vangelo di Giovanni riporta la testimonianza di Maria di Magdala che la mattina presto è testimone del sepolcro vuoto. Questo fatto del sepolcro vuoto colpisce particolarmente perché i tre personaggi che troviamo nel brano reagiscono in maniera diversa, anche se in apparenza non sembra. Maria corre da Simon Pietro e Giovanni portando con sé una nuova angoscia: il corpo del Signore è scomparso e non si sa dove sia. Pietro e Giovanni a loro volta corrono al sepolcro per vedere, chissà poi che cosa: entrambi vedono il vuoto, i teli e il sudario il un luogo a parte; entrambi “non avevano ancora compreso la scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”; ma di Giovanni si dice “vide e credette”: cosa può significare? Do la mia interpretazione: Giovanni assomiglia molto ai noi, discepoli dell’ultima ora e di questa generazione, che hanno visto il sepolcro vuoto (non abbiamo l’esperienza diretta di vedere Gesù risorto “in carne ed ossa”) eppure abbiamo creduto, o almeno abbiamo iniziato a credere grazie ai segni della Sua Presenza, anche Reale (l’Eucaristia, lo Spirito santo, la Chiesa, i Testimoni della fede…). Anche noi, come Pietro e Giovanni, siamo in cammino perché la nostra vita di fede accresca e si compia.

                La Pasqua del 1978 in Italia è segnata da una stagione di morti e attentati; in quella circostanza il Patriarca Luciani scriveva un accorato augurio ai propri fedeli rimarcando come solamente l’osservanza del Vangelo porti ad una effettiva, vera e duratura pace; lo faceva citando anche il suo illustre predecessore Angelo Roncalli:

Miei fratelli, prendo la penna per inviare a tutti – autorità, sacerdoti, religiosi e fedeli del patriarcato – i consueti auguri per la santa Pasqua. In questi momenti, però, riesce difficile formularli; troppo vicini siamo al fatto efferato di Roma e all’assassinio in Venezia di Battagliarin, che vanno collegati con una catena ormai lunga di delitti eseguiti con lucida, fredda e cinica barbarie. La violenza di gente senza scrupoli e piena di odio ha portato Cristo sulla via crucis e sulla croce. Una nuova violenza di gente sciagurata, fa percorrere la dura via crucis del terrorismo anche al nostro paese. (…)La via crucis di Cristo, che parve finire sulla croce, è invece sboccata nella risurrezione, capovolgendo la situazione. Possiamo sperare che avvenga qualcosa di simile per la via crucis nostra? E il mio augurio di pasqua. «Dio – disse san Pietro – ha suscitato Cristo dai morti» (At 3,15). È Dio – diciamo noi – che può operare la nuova risurrezione, ma bisogna pregarlo. Si sono fatti tanti cortei e discorsi in questi giorni; speriamo che giovino. Più gioverà l’umile, ardente preghiera e la penitenza. Il venerdì santo consacrato da secoli al digiuno e alla preghiera, sia quest’anno dedicato nel patriarcato a impetrare dal Signore la fine del terribile flagello, che si chiama terrorismo. E alla preghiera aggiungiamo la fattiva collaborazione. Venticinque anni fa, entrando a Venezia e rifacendosi a san Marco, il patriarca Roncalli proponeva questo programma: «Evangelium et pax», quasi a dire: «Volete la pace e l’ordine? Osservate il Vangelo». Il Vangelo condanna l’odio, la vendetta e ogni genere di violenza; impone l’amore, il perdono e presenta Gesù come agnello che si lascia condurre al supplizio. Il Vangelo fustiga a sangue i farisei, che cercano i primi posti e suonano la tromba se appena fanno un po’ di elemosina; propone, invece, ad esempio Gesù «mite e umile di cuore», il quale fugge la folla che vuole far- lo re e spesso impone ai suoi miracolati di non rivelare a nessuno il miracolo avvenuto. Oggi tanti reclamano solo diritti, soldi, posti e dimenticano i doveri; confondono il diritto allo studio, che è di tutti, con il diritto al titolo, che va soltanto a chi se l’è meritato; molti si misurano con gli altri in gara sfrenata per arrivare con mezzi non giusti più in alto degli altri oppure per essere ed avere di più senza la giusta moderazione, oppure calpestano addirittura i poveri. Il Vangelo invece ammonisce: «Quando avete fatto tutto quanto vi è stato ordinato, dite: Siamo poveri servi. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»; «Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?»; «Perché osservi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?»; «Non accumulatevi tesori sulla terra dove tignola e ruggine consuma- no e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo»; «Mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio». Vangelo bene osservato, dunque, equivale a pace assicurata. A patto che sia osservato intero e da tutti. Quel tale, che una sera rubò in una casa milioni in contanti e il giorno dopo fece scrivere sul giornale amplissime lodi del ladro ignoto per il bel motivo che – pur potendolo fare – non aveva rubato le pellicce della signora, i quadri d’autore e le argenterie che erano nella casa, è un simbolo vivo di oggi. Tanti, infatti, fanno una selezione come quel ladro: «del Vangelo – dicono – questo e questo l’osservo; non osservo quest’altro; merito dunque la patente di cristiano». Oh, no. Cri- sto ha condannato «chi trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi» (Mt 5,19). Buona pasqua, dunque. Ma ricordiamo che nella Venezia di san Marco e di Roncalli, la «buona pasqua» suona «evangelium et pax». (Buona Pasqua contro ogni violenza, 20 marzo 1978, O.O. vol. 8 pagg. 456-458).

Mai come oggi sono estremamente attuali e utilissime queste parole del nostro caro don Albino! Che la sua intercessione ottenga a tutti noi di essere ancora di più ascoltatori attenti e discepoli solerti del Vangelo della pace e della risurrezione!

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