La Parola che conta: Lunedì 29 agosto 2022, festa del martirio di San Giovanni il Precursore (rito ambrosiano)

Martirio di san Giovanni il Precursore

Festa

LETTURA Is 48, 22 – 49, 6
Lettura del profeta Isaia

In quei giorni, Isaia disse: «Non c’è pace per i malvagi. Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: “Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria”. Io ho risposto: “Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio”. Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: “È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”».

SALMO Sal 70 (71)

Sei tu, Signore, la difesa del giusto.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio. R

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno. R

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza,
che io non so misurare.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie. R

EPISTOLA Gal 4, 13-17
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, sapete che durante una malattia del corpo vi annunciai il Vangelo la prima volta; quella che, nella mia carne, era per voi una prova, non l’avete disprezzata né respinta, ma mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù. Dove sono dunque le vostre manifestazioni di gioia? Vi do testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati anche gli occhi per darli a me. Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità? Costoro sono premurosi verso di voi, ma non onestamente; vogliono invece tagliarvi fuori, perché vi interessiate di loro.

VANGELO Mc 6, 17-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

E’ facile attribuire alcune caratteristiche scritte nel brano del profeta Isaia a Giovanni il Precursore: “ha reso la mia bocca come spada affilata”, “mi ha reso feccia appuntita”… Davvero la vita dell’ultimo dei profeti, prima dell’arrivo del Messia, è stato tutto questo, preparato da lungo tempo e attuato nel tempo stabilito. Il compito del profeta e precursore Giovanni è quello di essere colui che pungola il popolo e prepara la strada con una sicurezza attribuibile solamente a Dio: ecco perché egli ha sempre avuto la certezza di NON essere il Messia, bensì colui che lo avrebbe indicato.

Paolo avverte i Galati che davanti alla verità, seppure scomoda, occorre accettarla per il proprio bene e per la propria crescita e conversione: occorre vigilare attentamente rispetto a chi, velatamente, porta ogni parola a tirare l’acqua al proprio mulino, cercando esclusivamente un interesse di parte, personale o di un piccolo gruppo. Compito del credente, del fedele è ben discernere nel cercare la verità.

Giovanni paga con la propria vita l’essere il profeta della verità; così esce di scena e lascia lo spazio a Gesù che, riconosciuto e indicato come Messia, ha iniziato da poco la sua missione. Il Vangelo descrive l’ultimo periodo, gli ultimi giorni di Giovanni e le circostanze del suo martirio: ipocrisia, odio, vendetta, disprezzo del potere esercitato… sono gli ingredienti che, quasi una fiction dei giorni nostri, si impastano con la vicenda del tramonto dell’ultimo dei profeti e del sorgere del Messia. Il contesto dei giorni nostri non è molto dissimile a quello di allora: sapremo riconoscere la Verità, quella del Vangelo di Gesù, e stare dalla sua parte?

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