La Parola che conta: martedì 28 ottobre 2025 (rito ambrosiano)
Santi Simone e Giuda, apostoli
Festa
LETTURA At 1, 12-14
Lettura degli Atti degli Apostoli
Dopo che Gesù fu assunto in cielo, gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.
SALMO Sal 18 (19)
Risuona in tutto il mondo la parola di salvezza.
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia. R
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio. R
EPISTOLA Ef 2, 19-22
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
VANGELO Gv 14, 19-26
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Il quadretto descritto in Atti 1 ci consegna una comunità riunita concorde e perseverante nella preghiera: siamo nel tempo dell’attesa dello Spirito santo nella Pentecoste e questa puntualizzazione ci istruisce sul nostro modo di vivere la fede e di intendere in grande tema del “già e non ancora”. Se il regno di Dio è qui in mezzo a noi, come ha affermato giustamente Gesù in quel tempo, tale regno è sempre presente misteriosamente e in divenire, non è mai “conquista” o realizzazione una volta per tutte e per sempre: è la nostra docilità all’opera dello Spirito che ci aiuta a trovarlo, riconoscerlo, edificarlo.
Essere chiesa apostolica significa guardare al fondamento certo sul quale hanno costruito i Dodici e continuare la loro opera in un ininterrotta trasmissione della stessa fede: Gesù Cristo è la roccia della nostra salvezza, a noi il compito di consolidare tale fondamento grazie anche all’intercessione e all’esempio degli apostoli e dei loro successori.
Gesù ricorda il principio della comunione con Lui e, attraverso di essa, con il Padre grazie all’opera incessante dello Spirito. Amare e osservare la sua Parola, riconoscendo che il Suo Amore viene prima, è il necessario per entrare e rimanere in questa dinamica di amore divino: ogni realtà, ogni attività, ogni relazione che non si fonda su questo e non lascia agire consapevolmente o meno questa dinamica è destinata a fallire o a ripiegarsi su logiche solamente umane e, in ultimo, mondane (utilità, successo…).

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