La Parola che conta: Mercoledì 13 settembre 2023 (rito ambrosiano)

Mercoledì della settimana della II Domenica dopo il martirio di san Giovanni il precursore

Memoria di san Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa

LETTURA 1Gv 3, 17-24
Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

SALMO Sal 111 (112)

Dio ama chi dona con gioia.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto. R

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. R

Sicuro è il suo cuore, non teme,
finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.
Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria. R

VANGELO Lc 17, 7-10
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

La riflessione di Giovanni ha al centro la questione di una fede che parta da un cuore abitato dallo Spirito e amato dal Padre e dal Figlio: solo una vita di continua conversione, cioè di continuo ritorno a Dio, può fare quei passi concreti che si chiamano condivisione, solidarietà, amore fraterno. La coscienza, voce di Dio che parla in noi, è la guida che attraverso i sacramenti e l’ascolto della Parola di Dio aiuta a stare sulla retta via. Così non è condannabile la ricchezza in sé, ma è condannabile il non condividerla, per esempio.

Comprendiamo allora anche il discorso di Gesù sull’essere servi inutili perché abbiamo fatto quanto dovevamo fare: non è eroico in sé compiere il proprio dovere e il mondo non ha bisogno di eroi, semmai ha bisogno di una testimonianza umile, convita e decisa che è possibile vivere una fraternità umana fondata sul credere in Gesù Cristo e nella sua continua opera a favore di ciascuno di quelli che credono fermamente in Lui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.