La Parola che conta: sabato 11 ottobre 2025 (rito ambrosiano)
Sabato della settimana della VI Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
Memoria facoltativa di san Giovanni XXIII, papa
LETTURA Dt 18, 1-8
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «I sacerdoti leviti, tutta la tribù di Levi, non avranno parte né eredità insieme con Israele; vivranno dei sacrifici consumati dal fuoco per il Signore e della sua eredità. Non avrà alcuna eredità tra i suoi fratelli: il Signore è la sua eredità, come gli ha promesso. Questo sarà il diritto dei sacerdoti sul popolo, su quelli che offriranno come sacrificio un capo di bestiame grosso o minuto: essi daranno al sacerdote la spalla, le due mascelle e lo stomaco. Gli darai le primizie del tuo frumento, del tuo mosto e del tuo olio, e le primizie della tosatura del tuo bestiame minuto, perché il Signore, tuo Dio, l’ha scelto fra tutte le tue tribù, affinché attenda al servizio del nome del Signore, lui e i suoi figli per sempre. Se un levita, abbandonando qualunque città dove dimora in Israele, verrà, seguendo pienamente il suo desiderio, al luogo che il Signore avrà scelto e farà il servizio nel nome del Signore, tuo Dio, come tutti i suoi fratelli leviti che stanno là davanti al Signore, egli riceverà per il suo mantenimento una parte uguale a quella degli altri, senza contare il ricavo dalla vendita della sua casa paterna».
SALMO Sal 94 (95)
Venite, acclamiamo al Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R
Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti. R
Suo è il mare, è lui che l’ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra.
Acclamiamo la roccia della nostra salvezza,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R
EPISTOLA Eb 10, 11-14
Lettera agli Ebrei
Fratelli, ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
VANGELO Lc 22, 24-30a
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Nacque tra gli apostoli una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Il Signore Gesù disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno».
L’eredità di chi svolge il servizio sacerdotale, cioè quello del culto e di mediazione tra Dio e il popolo, non è fatta di cose materiali: sua eredità è il solo Signore e, per questo, vivrà delle offerte dedicate al suo mantenimento prese da quelle destinate al tempio. Questa disciplina, che lungo i secoli attraverso il racconto biblico si è mantenuta e ha visto anche diverse infedeltà della stessa classe dei leviti, è educativa e sapienziale: il sacerdote vive del suo servizio e non ha altre “occupazioni” che lo distolgano dal Signore, il sacerdote non ha altri affanni se non servire rettamente il Signore.
In pochi versetti è riassunta la teologia del sacrificio incarnata e compiuta da Cristo: egli “avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio”. In Lui sacrificio e vittima coincidono ponendo dunque fine al rito antico, ripetitivo e inefficace: “infatti, con un’unica offerta egli ah reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati”.
“io sto in mezzo a voi come colui che serve”: affermazione chiara e potente che Gesù pronuncia in mezzo ai suoi discepoli per rimarcare il senso e lo stile della sua missione ai quali guardare per incarnarlo a nostra volta, discepoli di oggi e nel mondo contemporaneo. Servire è la più alta forma di testimonianza e di offerta di se stessi nelle piccole così come nelle grandi responsabilità: se non si segue questa logica allora si diventa mondanamente attaccati a poteri, ruoli, compiti… e la testimonianza cristiana non è più autentica ed efficace, non partecipiamo più alla mensa del suo regno.

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