La Parola che conta: venerdì 10 ottobre 2025 (rito ambrosiano)

Venerdì della settimana della VI Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore

Memoria facoltativa di san Daniele Comboni, vescovo

EPISTOLA 1Tm 3, 14 – 4, 5
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Carissimo, ti scrivo tutto questo nella speranza di venire presto da te; ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità. Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità: egli fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria. Lo Spirito dice apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti ingannatori e a dottrine diaboliche, a causa dell’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza: gente che vieta il matrimonio e impone di astenersi da alcuni cibi, che Dio ha creato perché i fedeli, e quanti conoscono la verità, li mangino rendendo grazie. Infatti ogni creazione di Dio è buona e nulla va rifiutato, se lo si prende con animo grato, perché esso viene reso santo dalla parola di Dio e dalla preghiera.

SALMO Sal 47 (48)

La città del nostro Dio è stabile per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra. R

Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato. R

Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio;
Dio l’ha fondata per sempre. R

Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino all’estremità della terra;
di giustizia è piena la tua destra. R

Circondate Sion, giratele intorno,
per narrare alla generazione futura:
questo è Dio,
il nostro Dio in eterno e per sempre;
egli è colui che ci guida in ogni tempo. R

VANGELO Lc 21, 34-38
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Durante il giorno insegnava nel tempio; la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo.

Come comportarsi nella casa di Dio, Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità? Paolo dà indicazioni precise e avverte il diletto discepolo Timòteo perché non perda la retta via: stare attento a teorie di impostori che si sono allontanati dalla fede e così traviano i precetti insegnati per mezzo dello Spirito; che cosa rende salda e sicura le fede ed efficace la testimonianza che rimane nella verità? L’animo grato, la santificazione operata dalla parola di Dio e la preghiera: una vita di fede è dunque pronta a rendere grazie, ascoltare e fare propria la Parola lasciandola penetrare nel proprio animo così che sia guida a giudizio, avere un dialogo/rapporto nella preghiera con il Signore.

Questi versetti conclusivi del grande discorso apocalittico di Gesù ammoniscono tutti, e in special modo i credenti, a non lasciare che il cuore si appesantisca “in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” perché sia vigilante e riconosca “quel giorno”: comparire davanti al Figlio dell’uomo è, per chi crede ed è vigilante, il momento tanto atteso non tanto temuto! Esso indica la ricapitolazione della propria vita e il compimento di quanto vissuto fino a quel momento: c’è una ricapitolazione e un compimento personale che si inserisce nel grande orizzonte della ricapitolazione e del compimento generale, che riguarda tutto il mondo, tutto il creato. A noi in compito di custodire il cuore perché, centro di tutto noi stessi, non sia appesantito e non riconosca la venuta del Signore.

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